Secondo
le stime ILO, l’
Organizzazione internazionale del lavoro dell’Onu, quasi tre quarti dei lavoratori domestici in tutto il mondo, oltre
55 milioni di persone, corrono il rischio di perdere lavoro e reddito a causa della pandemia in corso, per la mancanza di efficaci coperture previdenziali. La stragrande maggioranza di questi lavoratori (37 milioni) sono donne. L’allarme è stato lanciato dalla sede ILO di Ginevra, in occasione della
Giornata internazionale dei lavoratori domestici.
La regione più colpita è il sud-est asiatico e Pacifico con il 76% dei lavoratori domestici a rischio, seguito dalle Americhe (%74), Africa (%72) ed Europa (%45). Nei paesi con lockdown più severo, i lavoratori domestici, regolari e irregolari, non sono stati in grado di andare al lavoro. La pandemia ha esacerbato problemi preesistenti. Solo il
10% dei lavoratori domestici ha accesso alla
sicurezza sociale. Questo significa che non è previsto un congedo di malattia retribuito, accesso garantito all'assistenza sanitaria, prestazioni di infortunio sul lavoro o assicurazione di disoccupazione.
In alcuni paesi, Italia compresa, i lavoratori domestici sono prevalentemente
migranti che fanno affidamento sulla loro retribuzione per sostenere le famiglie nei paesi di origine. Il mancato pagamento dei salari hanno generato un rischio di povertà e fame anche per le famiglie dei lavoratori. Nel Dossier n.11, DOMINA, ha quantificato le
rimesse dei lavoratori domestici dall’Italia ai paesi d’origine in 1,4 miliardi di euro.
Confronto internazionale al webinar ILO
I problemi del settore sono comuni in tutti i continenti. L’ha ribadito un confronto tra rappresentanti dei
lavoratori e dei
datori di lavoro provenienti da Repubblica Dominicana, Kuwait, Malaysia, Togo e Italia, coordinati dall’Ufficio ILO nel webinar “International Domestic Workers’ Day: Making decent work a reality beyond COVID-19". Il nostro paese è stato rappresentato da
Lorenzo Gasparrini, segretario generale di DOMINA, Associazione nazionale famiglie datori di lavoro domestico. Gasparrini ha evidenziato le peculiarità della situazione italiana al tempo del coronavirus: “Le
famiglie italiane hanno tagliato le spese non essenziali comprese, in molti casi, quelle per colf e badanti. Alla fine dell’emergenza molti lavoratori migranti sono tornati a casa, lasciando le famiglie in difficoltà. Il nostro paese non ha messo in campo alcuna azione di sostegno per consentire alle famiglie di mantenere i contratti in essere e continuare a pagare i lavoratori”.
“Durante l’epidemia, con i sindacati – continua il Segretario Generale – abbiamo incontrato Elena Bonetti, Ministro delle pari opportunità, e Nunzia Catalfo, Ministro del lavoro, per includere i lavoratori domestici nelle misure di sostegno al reddito o equivalenti alla cassa integrazione”. In questo periodo di ripartenza delle attività economiche, DOMINA ha chiesto al governo una riforma fiscale e sociale dell’intero del settore, in linea con i principi della
Convenzione ILO 189 sul lavoro dignitoso per le lavoratrici e i lavoratori domestici.
Redazione DOMINA
17/06/2020