Il ruolo delle famiglie

Datori di lavoro

In Italia, così come in altri Paesi dell’Europa meridionale, esiste una generale accettazione e preferenza culturale del fatto che la famiglia sia incaricata della cura all’anziano, perciò i numeri possono essere spiegati, almeno parzialmente, da questo fenomeno sociale. Complessivamente, nel nostro Paese, gli anziani (per l’ISTAT le persone con 65 anni o più) sono circa 13 milioni e rappresentano il 21% della popolazione. Di questi, circa 2,5 milioni sono non autosufficienti, di cui solamente l’1,6% è ricoverato in presidi residenziali.
Rispetto ad altri Paesi Ue, l’Italia presenta il più basso numero di anziani ricoverati nelle strutture residenziali. La media continentale si aggira attorno al 5%, con quote più elevate nei Paesi del Centro e Nord Europa (Belgio, Svezia, Paesi Bassi, Francia) e quote più basse registrate nel Sud Europa (Grecia, Spagna, Portogallo e, appunto, Italia). È però da evidenziare che la maggioranza dei Paesi dell’Unione europea sta invertendo la tendenza alla crescita. Il fenomeno è frutto di politiche tese a contenere i costi dell’assistenza e garantire una migliore qualità della vita presso il domicilio dell’anziano. In Italia questo aspetto si verifica in modo quasi spontaneo, poiché è cresciuto esponenzialmente il numero di assistenti familiari.

Negli ultimi 10 anni il numero di anziani (over 65) in Italia è aumentato costantemente, passando dal 20,1% della popolazione al 22,0%. Nello stesso periodo il numero di badanti è aumentato ad un ritmo molto più alto, passando da 12,5 ogni mille anziani nel 2007 a 28,4 nel 2016. Oltre all’assistenza privata, l’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) pubblica è un servizio che è cresciuto e attualmente riguarda il 4,1% del totale degli anziani italiani. Le indennità di accompagnamento continuano poi a rappresentare una significativa quota di servizi attivabili: circa il 12% degli anziani italiani ne beneficiano, ma l’utenza è in leggero calo rispetto al 2011 (12,6%).

Se è vero che l’andamento complessivo della spesa pubblica per l’assistenza continuativa agli anziani non autosufficienti ha mostrato dal 2005 a oggi un incremento positivo, la quota di spesa destinata alla componente sanitaria è calata, con pesanti ripercussioni sui comuni e sulle famiglie degli assistiti. La riduzione delle risorse e dei servizi ha spinto le famiglie a razionalizzare la propria economia e a mantenere in casa l’indennità di accompagnamento, impegnando di più i singoli membri in compiti di assistenza.
 

Le soluzioni delle famiglie per l’assistenza

Il disgregarsi del modello patriarcale, specialmente in Italia, ha reso difficile per la famiglia curare una persona anziana, bisognosa di assistenza sanitaria e sociale continuativa. In tale contesto, la risposta informale è stata affidata alla creatività del nucleo familiare con diverse soluzioni di assistenza:
  • la scelta di un componente come badante,
  • la rotazione di familiari per l’assistenza,
  • il sostegno di un vicino, amico o volontario per assolvere i compiti di cura,
  • il ricorso a soluzioni alternative (assistenti familiari o delega dell’organizzazione delle funzioni al privato sociale).
In Italia, così come in altri Paesi dell’Europa meridionale, esiste una generale accettazione e preferenza culturale del fatto che la famiglia sia incaricata della cura dell’anziano. Pur non esistendo censimenti ufficiali, l’ISTAT ha stimato che in Italia ci sono circa 3.330.000 persone tra i 15 e i 64 anni che si prendono cura di adulti (inclusi gli anziani).

Altro importante Pilastro dell’assistenza agli anziani non autosufficienti è rappresentato dal ricorso, agli assistenti familiari. In generale possiamo affermare che il crescente ricorso a questi lavoratori è dovuto a ragioni economiche e sociali: da un lato si registra una minore disponibilità di assistenti familiari in casa, dovuta a un maggiore livello di occupazione femminile. Dall’altro lato, il crescente (fino a circa il 2012) numero di assistenti familiari stranieri ha rappresentato un grande vantaggio in termini di reclutamento per le famiglie.
La spesa delle famiglie per la gestione del lavoro domestico è di 7 miliardi di euro per l'anno 2015, di cui 947 milioni in contributi versati allo Stato e 416 milioni in TFR. Appare chiaro, da questo calcolo, che la spesa delle famiglie rappresenti una componente rilevante, specie se confrontata con i 31 miliardi di euro di spesa pubblica per LTC.
Per approfondire il tema vi consigliamo di consultare dati e tabelle del Dossier n.6 elaborato dall’Associazione DOMINA.

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