Assistente familiare entra nel vocabolario della regione Calabria

Un percorso formativo per la qualificazione professionale

La punta dello stivale riconosce il profilo formativo dell’assistente familiare: l’operato dell’Assessore regionale al welfare Gianluca Gallo nel segno della qualificazione professionale

“Si avvertiva forte l’esigenza di colmare lacune ormai datate e, soprattutto, di offrire risposte certe a esigenze concrete: da un lato quelle necessarie in termini di qualificazione professionale, in favore di migliaia di lavoratori e lavoratrici; dall’altro, quelle da offrire in termini di maggior sicurezza alle famiglie, che richiedono capacità, competenze e affidabilità nelle attività di assistenza dei propri congiunti”, un passo - quello compiuto dall’Assessore regionale al welfare della Calabria Gianluca Gallo- che accende una luce in materia di lavoro domestico, troppo a lungo rimasto nell’ombra nella regione del Bruzio.
 

Lavoratori domestici in Calabria: i dati INPS

“I lavoratori domestici regolari in Calabria, secondo i dati INPS, sono circa 15.000, di cui il 59% stranieri e il 40,9% italiani; non abbiamo altri dati oltre quelli già forniti nel dossier DOMINA”, afferma la Segretaria Nazionale Acli Colf Giamaica Puntillo, la cui sinergia con l’Assessore Gallo ha contribuito al riconoscimento del profilo formativo dell’assistente familiare.

L’ultimo rapporto annuale sul lavoro domestico pubblicato dall’Osservatorio Nazionale Domina, inoltre, attesta che “il numero maggiore di colf si trova a Reggio Calabria (37,8%), mentre le badanti si concentrano prevalentemente a Cosenza (35,7%). In termini relativi, Reggio Calabria registra l’incidenza maggiore per le colf (4,9 colf ogni 1000 abitanti, media regionale 3,6), mentre per le badanti il primato spetta a Catanzaro (5,7 ogni 100 anziani, media regionale 4,5)”, ma a quanto pare, i dati sembrano essere solo destinati a crescere: “c’è una importante domanda di operatori, dovuta soprattutto all’invecchiamento della popolazione -rivela Giamaica Puntillo-, e sempre più persone di nazionalità italiana, a causa della dilagante disoccupazione, decidono di iniziare questa professione”.

Un attestato di professionalità per gli assistenti familiari

Dalle parole ai fatti, il percorso intrapreso dalla Regione Calabria mira a concretizzarsi attraverso la messa in campo di un iter di formazione professionale: “Chi vorrà acquisire tale qualificazione e il conseguente attestato di professionalità potrà farlo pur in assenza di esperienze pregresse, accedendo ai percorsi formativi per i quali sarà tuttavia indispensabile conoscere la lingua italiana, parlata e scritta; essere maggiorenni; risultare eventualmente in possesso, se stranieri, di permesso di soggiorno”, spiega Gianpaolo Iacobini, e di corsi già attivi in sede Acli ne esistono ed accolgono centinaia di iscritti: “ogni anno, i corsi Ebincolf - afferma la Segretaria Nazionale Acli Colf Puntillo- ci permettono di qualificare lavoratrici e lavoratori domestici, certificandone persino le competenze. Così facendo, possiamo inserire in apposite liste, come quella in fase di elaborazione nella Regione Calabria, nominativi di assistenti familiari adeguatamente formati e vicini ai nostri valori. Le famiglie cercano personale qualificato, serio ed onesto cui affidare i propri cari. Dal canto loro, i collaboratori domestici cercano opportunità lavorative dove siano chiare le mansioni, gli orari e i pagamenti. Per questo, al fine di tutelare entrambe le parti, insistiamo sulla necessità del contratto, quale cornice in cui definire il rapporto di lavoro”.

“Nelle prossime settimane - rassicura Iacobini- nel confronto con gli Uffici di Piano da una parte, ed il Dipartimento Formazione Professionale della Regione dall’altra, si lavorerà sia per definire l’albo, sia per avviare i corsi di qualificazione professionale. Il 2021 si caratterizzerà per essere l’anno della svolta in questo settore, con un primo passo che porterà ad una complessiva ridefinizione del Welfare, privilegiando la persona e i suoi bisogni, a dispetto di una concezione ragionieristica che, negli ultimi anni, sull’onda lunga di processi di razionalizzazione della pubblica amministrazione e delle politiche sociali, aveva portato a prevalere le logiche dei numeri sui diritti.




 

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