Non c’è dubbio che nel caso del lavoro domestico il
rapporto di fiducia tra datore e lavoratore gioca un ruolo importante. Non fosse altro perché il
luogo di lavoro è la casa in cui il datore vive, ed in molte occasioni famiglia e lavoratore convivono.
Spesso mettiamo nelle mani di una
badante o una
colf la nostra casa e i nostri cari: beni per noi preziosi.
Questo ha un valore superiore a quello monetario e solo la sintonia tra le due parti rende il rapporto di lavoro fluido. Qualche volta questo non succede e da lì nascono i problemi.
Molti
datori di lavoro domestico stipulano contratti che coprono solo in parte l’orario e le funzioni effettivamente chiesti al lavoratore. In altri casi le persone lavorano in nero, senza contratto e senza tutele. Io credo che un
rapporto professionale con caratteristiche particolari come quello del settore domestico per funzionare si deve basare sulla fiducia tra le parti. Il rapporto non può essere fondato sull’ambiguità contrattuale, anche quando questa ambiguità viene tollerata o addirittura richiesta dallo stesso
lavoratore.
I problemi vengono accentuati proprio dai
contratti irregolari (in toto o in parte). Non dico che non possano sorgere problemi anche a causa di contrasti caratteriali, ma se il rapporto di lavoro è trasparente è più difficile che i contrasti possano trasformarsi in
vertenze. Mentre i rapporti più idilliaci, basati sull’ambiguità contrattuale finiscono prima o poi per trasformarsi in problemi. La vertenza è sempre dietro l’angolo.
Ivana Veronese è Segretario Nazionale
UilTucs e si occupa di
politiche attive e passive del lavoro, immigrazione, pari opportunità, politiche regionali e Fondi Europei. L'intervista completa è pubblicata all'interno del
Dossier DOMINA n.10.