Il lavoro domestico in Veneto

di Elena Donazzan, assessore all'Istruzione - Formazione - Lavoro - Pari opportunità della Regione Veneto

La popolazione italiana sta rapidamente invecchiando. In Veneto, nel 2020, il 23% circa della popolazione aveva più di 65 anni e nel 56% dei casi si trattava di donne (Sistema statistico regionale). Circa un quinto della popolazione veneta è composto da anziani non autosufficienti e l'ISTAT stima che a metà del secolo circa il 21,5% avrà più di 75 anni. L’aumento progressivo del numero di anziani porta con sé l’incremento di malattie croniche e degenerative, che affliggono in modo particolare le donne, più longeve degli uomini.
Dall’altro lato, dal 2014 la popolazione del Veneto risulta in diminuzione, per effetto della componente naturale (differenza tra nascite e decessi) sempre più negativa, non più controbilanciata dalla componente migratoria. L’Italia è il Paese con il tasso di natalità più basso dell’UE (6,8‰) e il Veneto segue con un tasso di natalità del 6,7‰ (Ufficio di Statistica della Regione del Veneto su dati ISTAT).
L’invecchiamento della popolazione ha ripercussioni significative, che già si evidenziano, a livello sociale e di welfare. Sulle famiglie grava non solo il costo ma soprattutto la gestione delle persone con fragilità, in particolare gli anziani, e il mercato del lavoro si sta modificando sulla base di queste evoluzioni sociali. Il primo ambito sul quale è necessario intervenire è la formazione, in modo da rendere sempre più qualificate le professioni del settore e, d’altro canto, le persone che lavorano nell’assistenza familiare vanno accompagnate lungo il loro percorso lavorativo, con specifiche misure di previdenza sociale e idonei ammortizzatori sociali.

In Veneto si stima la presenza di circa 50 mila tra colf e badanti, donne per oltre il 90 per cento e per oltre il 70 per cento straniere, in prevalenza dell’Est europeo. Ma la percentuale di colf e badanti italiane è in continuo aumento, sia per effetto dell’acquisizione della cittadinanza italiana da parte di molte badanti, sia per gli effetti della crisi economica e della disoccupazione. Infine, il lavoro sommerso, di cui è difficile quantificare la quota ma che ISTAT stima sia almeno pari alla quota di contratti regolari. Un ulteriore obiettivo, pertanto, è far emergere una quota consistente di lavoro nero, ed offrire maggiori tutele non solo ai lavoratori del settore ma anche alle famiglie che li impiegano.

È del 2018 la prima iniziativa regionale per preparare e qualificare le badanti (DGR n. 1034 del 17 luglio), con la quale gli Assessorati Lavoro e Sociale hanno destinato 1.000.000 di euro a formare o incrementare le competenze professionali degli assistenti familiari, per sperimentare gli ‘sportelli per l’assistenza familiare’, servizi territoriali di consulenza per le famiglie e di incontro tra domanda e offerta, e istituire il registro regionale degli assistenti familiari.
Il Veneto ha così cominciato a dare applicazione ad una legge innovativa, la n. 38/2017, pensata per dare sostegno alle famiglie e alle persone anziane, disabili o non autosufficienti, qualificando e valorizzando la figura degli assistenti familiari. La legge prevede un ventaglio di interventi: formazione e aggiornamento, registro regionale degli assistenti familiari, sportelli per l’assistenza familiare, coinvolgimento in rete di enti locali, ULSS, organismi del terzo settore, servizi per il lavoro e agenzie.
L’obiettivo è duplice: qualificare le badanti, offrendo migliori garanzie a famiglie ed assistiti; e creare opportunità occupazionali, favorendo l’emersione dei rapporti di lavoro irregolari. L’ambizione è quella di formare un profilo professionale (assistente familiare) a tutto tondo, che sostenga le famiglie e integri i servizi di assistenza domiciliare, aiutando così anziani e disabili a rimanere a casa propria. Insieme alla formazione di base sono previste ulteriori iniziative di aggiornamento e di qualificazione permanente, con il supporto di medici geriatri e di enti di formazione sanitaria e sociale, per migliorare le competenze delle assistenti familiari e la qualità della vita degli assistiti.

Gli attori coinvolti nel processo di qualificazione degli assistenti e negli altri interventi previsti sono molteplici: enti locali, aziende ULSS, aziende ospedaliere e università, Terzo Settore, organizzazioni sindacali e loro patronati, organismi di formazione, soggetti che operano in ambito sociale e sociosanitario, agenzie per il lavoro, servizi per il lavoro.
Con la DGR n. 1043/2018) si sono previsti percorsi da 60 a 120 ore, tirocini compresi, promossi e gestiti da enti pubblici e privati, associazioni e cooperative, finanziati dal Fondo sociale europeo, prevedendo una indennità di 3 euro per ogni ora di frequenza. L’obiettivo era l’acquisizione e/o aggiornamento, adeguamento e riqualificazione di competenze già possedute, in linea con le competenze del profilo professionale di Assistente Familiare Domiciliare (Badante) presente nel repertorio regionale degli standard professionali.

In linea con la L.R. n. 38/2017, con la DGR n. 910/2019, per facilitare e promuovere le risorse di cura dei territori e delle famiglie e favorire la personalizzazione degli interventi di cura informale, la Regione del Veneto ha attivato il progetto sperimentale di “rilevazione e sostegno della fase di avvio degli sportelli per l’assistenza familiare e del registro regionale degli assistenti familiari”.
Il registro è lo strumento a disposizione del sistema dei servizi socio-assistenziali territoriali per garantire il possesso delle competenze dell’assistente familiare, promuovendo maggior specificità e adeguatezza nell’incontro tra domanda e offerta di lavoro e sostiene l’operatività degli sportelli per l’assistenza familiare.
È previsto un applicativo utilizzabile da ogni PC ed una APP Mobile utilizzabile su tutti i device e sistemi operativi, scaricabile dai cittadini e dagli assistenti familiari.

La seconda linea d’azione, finanziata con 570.000,00 euro, riguarda la promozione e riqualificazione degli sportelli per l’assistenza familiare, che mirano a offrire servizi qualificati di informazione, orientamento e supporto alle famiglie e alle persone in condizioni di non autosufficienza, disabilità o particolare fragilità, facilitando l’incontro tra la domanda e l’offerta di assistenti familiari, in ottica di personalizzazione, adeguatezza e continuità delle attività assistenziali in relazione ai bisogni, al progetto individuale e al contesto di vita della persona con fragilità.

La programmazione e realizzazione degli sportelli è stata definita dai Comitati dei Sindaci di Distretto e dalle Aziende ULSS di riferimento, per la caratterizzazione di vicinanza al cittadino e alla comunità. Gli sportelli sono stati istituiti dai Comuni, in forma singola o associata, con gli Enti del Terzo settore e le Associazioni del territorio, anche attraverso forme di progettazione partecipata.
Nel 2019 sono stati avviati 60 sportelli, che si sono connotati nel tempo come un importante risorsa a sostegno della domiciliarità, in quanto luoghi fisici concreti capaci di diminuire la distanza tra i bisogni dei cittadini e i servizi a loro disposizione. Essi offrono un servizio unico per i caregiver e per le assistenti familiari, capace di offrire un’attenta e accurata lettura dei bisogni assistenziali delle famiglie, di provvedere ad abbinamenti adeguati alle esigenze di cura e di fornire all’utenza un punto di ascolto e di orientamento per un eventuale re-indirizzamento verso i servizi territoriali più idonei per una adeguata presa in carico.

La sperimentazione, prorogata a causa del periodo emergenziale, è proseguita fino al 31/03/2022 e attualmente gli interventi proseguono, in linea con quanto previsto dal Piano Nazionale degli Interventi e dei Servizi Sociali 2021-2023, della L. n. 234/2021 e dei finanziamenti del PNRR sulla linea di investimento 1.1.3 “Rafforzamento dei servizi sociali a sostegno della domiciliarità per garantire la dimissione anticipata e assistita e prevenire l’ospedalizzazione” (Avviso 1/2022).

Accanto a queste politiche di welfare familiare la Regione del Veneto ha previsto politiche a sostegno delle cure domiciliari per le persone non autosufficienti, che si sostanziano in interventi di sostegno indiretto volti a rafforzare l’attività del sistema regionale di assistenza domiciliare. Con l’“Impegnativa di Cura Domiciliare” (ICD) si punta al rafforzamento della presa in carico della persona e della famiglia da parte dei servizi sociali e sociosanitari, per garantire un supporto strutturato tramite interventi integrati tra loro. L’ICD promuove la permanenza a domicilio delle persone non autosufficienti sia attraverso la assegnazione di un contributo economico, sia attraverso l’assegnazione di un monte ore di prestazioni o di servizi di pari valore (assistenza nelle attività strumentali della vita quotidiana o assistenza alle attività della vita quotidiana). La Regione finanzia tali interventi annualmente con 109.000.000,00 di euro.

Si comprende con chiarezza che l’obiettivo di favorire la domiciliarità perseguito con lo sviluppo di questi interventi si inserisce in un quadro più generale di valutazione multidimensionale del bisogno e di progettazione personalizzata ancorata allo sviluppo di forme di supporto e sostegno capaci di sviluppare il maggior benessere e inclusione della persona non autosufficiente o con disabilità e della sua famiglia.

Infine, con le risorse (circa 2.000.000,00 annui) del Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare (art. 1, co. 254, L. n. 205/2017) sono stati finanziati (DGR n. 295/2020 e n. 682/2022) interventi per il riconoscimento del valore sociale ed economico dell’attività di cura non professionale del caregiver familiare, di cui va promosso il ruolo. Anche qui prevale la logica della presa in carico globale per realizzare, attraverso un insieme di interventi integrati e coordinati, un reale miglioramento della qualità di vita e del benessere della persona e della famiglia.

Estratto del IV Rapporto Annuale DOMINA sul lavoro domestico.

Redazione DOMINA
11/04/2023

 

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