Le
dinamiche demografiche in corso stanno portando in tutta Europa ad un progressivo
invecchiamento della popolazione, con un conseguente aumento della richiesta di servizi sanitari e assistenziali: nel 2016 il 9,2% della popolazione europea ha almeno 75 anni, e i picchi massimi si registrano in Italia, Grecia e Germania. Tuttavia, se il fenomeno dell'invecchiamento demografico è comune a tutti i paesi europei, molto diverse sono le
strategie nazionali per la gestione dell'assistenza e della cura. Nei
Paesi mediterranei i lavoratori domestici vengono maggiormente assunti dalle famiglie alle prese con familiari anziani non autosufficienti. Nei
Paesi scandinavi, invece, la presenza di lavoratori stranieri tra le mura domestiche è minoritaria mentre sono in aumento le loro assunzioni nell'ambito dei servizi residenziali domiciliari. Questa scelta è influenzata principalmente da:
- abitudini di vita tradizionalmente diverse,
- sistemi fiscali,
- sistemi contributivi.
In
Italia in particolare la famiglia rappresenta un supporto essenziale vista la scarsa offerta di servizi. In
Spagna, riguardo i servizi alla persona, si può fare riferimento al contratto di lavoro previsto per i prestatori d'opera a domicilio.
In
Svezia non esiste il concetto di lavoro accessorio così come viene inteso in Italia. Esiste una rete estesa di centri diurni, servizi domiciliari, nursing e centri di riabilitazione. Ecco perché questo Paese non compare nella tabella precedente, non avendo alcun tipo di lavoratore alle dipendenze delle famiglie.
In
Danimarca i prestatori di lavori domestici e di giardinaggio sono soggetti che prestano la loro opera attraverso le agenzie di somministrazione accreditate, presso le quali sono contrattualizzati. Il cittadino richiede la prestazione all'agenzia di somministrazione che invia il prestatore al cliente.
In
Inghilterra le assunzioni nei servizi assistenziali sono in crescita sia da parte del settore pubblico che privato.
In
Germania il fenomeno delle
badanti non è diffuso, in quanto risulta troppo costoso. A partire dal 1995, nel paese è stata introdotta l'assicurazione sociale obbligatoria per l'assistenza in caso di non autosufficienza, che permette di avere un assegno da utilizzare nelle case di cura. Casa di cura sempre più costose, tanto che negli ultimi anni iniziano ad aumentare le famiglie che portano gli anziani in case di cura estere (Polonia).
Disposizioni UE e best practice
Il
Parlamento Ue ha approvato nel 2016 una risoluzione per garantire diritti sociali e uno status giuridico comunitario a badanti e lavoratori domestici. Nel testo della risoluzione (non vincolante) si sottolinea la necessità di un'adeguata rappresentazione di questi lavoratori in tutte le leggi nazionali in materia di lavoro, sanità, assistenza sociale e anti-discriminazione. Inoltre, si raccomandano le esperienze positive di Belgio e Francia che hanno contribuito a far emergere il
lavoro nero. In questi due paesi lo Stato si è fatto carico del costo "lordo" dei lavoratori domestici sgravando le famiglie e rendendo non conveniente l'impiego di lavoro nero.
In
Belgio sono previsti "servizi di prossimità" che comprendono tutte le prestazioni lavorative rese in ambito domestico o al di fuori (acquisti, accompagnamento di persone disabili, ecc.). Sono retribuite attraverso
buoni-servizio (cartacei o elettronici) del valore di 20,80 euro per ogni ora di servizio, che viene pagato dai privati 7,50 euro. Il resto è finanziato dallo Stato. I privati beneficiano anche di una detrazione fiscale del 30%, con un costo reale per il cittadino di ciascun buono di 5,25 euro.
In
Francia c’è l’esperienza del CESU (Chèque emploi service universel), un
buono lavoro che, grazie ad un'azione congiunta su agevolazioni fiscali e contributive per la regolarizzazione dei rapporti di lavoro e sulla revisione dei dispositivi assistenziali, ha ridotto notevolmente il lavoro nero. Si tratta di un voucher direttamente utilizzato da singoli datori di lavoro per acquistare a domicilio una serie di prestazioni. Questo strumento ha dei forti sgravi contributivi garantiti dallo Stato che abbattono il costo lordo per il datore, rendendo conveniente l'emersione dei lavoratori.
L'idea di fondo è che
riducendo i costi per le famiglie datrici di lavoro si riduce il lavoro sommerso, facendo sì che le entrate fiscali per lo Stato compensino i costi sostenuti per sgravi e agevolazioni. Per maggiori informazioni sul tema vi consigliamo la lettura del
Dossier n.4 dell’Associazione DOMINA.