I
lavoratori domestici italiani sono cresciuti molto negli ultimi anni. Se nel 2010 la distanza tra lavoratori domestici rumeni ed italiani era di quasi 7 punti in percentuale, sei anni dopo supera di poco i 3 punti.
Se i lavoratori italiani stanno crescendo, non stanno crescendo in tutte le tipologie di lavoro domestico. Un dato interessante, riscontrabile grazie ai dati DOMINA, è l’analisi dell’elemento della
convivenza. La presenza in famiglia è maggiore per i lavoratori stranieri. Il 65% dei lavoratori italiani non vive nella famiglia in cui lavora, e lavora mediamente 20 ore a settimana. Il restante 35%, invece, convive nella casa del datore di lavoro e quindi svolge più ore di lavoro (36 ore).
Se a livello totale gli italiani incidono per il 17%, nel caso dei lavoratori conviventi l'incidenza si abbassa al 10% e cresce al 21% per i lavoratori non conviventi. Uno dei motivi di questa differenza è che i lavoratori stranieri accettano più facilmente i lavori domestici con convivenza perché non hanno la propria famiglia, o un’abitazione sul territorio italiano.
Dati per livello di inquadramento
Altre diversificazioni tra italiani e stranieri ci vengono date dal tipo di categoria in cui sono inquadrati. Il
contratto collettivo nazionale di lavoro domestico (art. 10) classifica il personale in 4 categorie principali, in base alle mansioni svolte e alle qualifiche. Per ciascuna categoria si individuano 2 livelli (base e super), che differiscono sia per le mansioni sia per il trattamento economico. Un lavoratore può essere assunto anche per svolgere, con discontinuità, prestazioni assistenziali di attesa notturna in favore di soggetti autosufficienti e da qui la categoria residuale “assistenza notturna/presenza notturna”.
Il 50% dei lavoratori domestici si colloca al
livello B, ovvero collaboratori domestici con esperienza che svolgono con specifica competenza le proprie mansioni. Segue il
livello C Super ovvero assistenti familiari che operano in autonomia e responsabilità e si possono occupare di persone non autosufficienti. Ovviamente man mano che cresce il livello di inquadramento crescono le competenze e la retribuzione.
Anche queste suddivisioni mostrano come la presenza dei lavoratori italiani è maggiore nei
livelli di coordinamento in cui è richiesta una maggiore competenza e professionalità ed è prevista una retribuzione maggiore. Le mansioni in cui sono impiegati questi lavoratori coprono tutto l'ambito domestico, dal baby-sitter all'assistente a persona non autosufficiente, o semplicemente addetto alle pulizie.
Quasi un terzo dei lavoratori domestici (29,0%) è inquadrato come collaboratore generico. Segue, con il 20%, il ruolo di assistente a persone non autosufficienti. C’è un’ampia distribuzione di mansioni, con concentrazioni soprattutto nelle categorie generiche. In altri termini, il mondo del lavoro domestico è piuttosto mutevole e non sono presenti concentrazioni specifiche molto rigide.
Per approfondire l’argomento e consultare grafici e tabelle sul tema consigliamo la lettura del
Dossier DOMINA n.11.