I lavoratori domestici a San Marino
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La Repubblica di San Marino è uno degli Stati più piccoli d’Europa e.. Leggi tutto...
Candidati a Sindaco a confronto: video-interviste
L'Associazione DOMINA ha invitato tutti i candidati a sindaco 2021 a confrontarsi sul welfare familiare e lavoro domestico.
Intervista a Andrea Bernaudo
Intervista a Margherita Corrado
Intervista a Sergio Iacomoni
Intervista a Paolo Magli
Intervista a Bryant Biavaschi
Intervista a Rosario Trefiletti
Intervista a Elisabetta Canitano
Intervista a Gian Luca Gismondi
Intervista a Fabrizio Marrazzo
Intervista a Giorgio Goggi
Intervista a Alessandro Pascale
Intervista a Marco Muggiani
Intervista a Bianca Tedone
Intervista a Gianluigi Paragone
Il numero di lavoratori domestici assunti regolarmente in Lombardia, stando a quanto testimoniato dall’ultimo Rapporto Annuale DOMINA, è pari a 155.063, indice diminuito del 20% dal 2012. Sono oltre 47mila le richieste di regolarizzazioni presentate nella Sanatoria 2020, di cui il 55% registrate nella provincia di Milano, in cui si concentra ben il 64% delle colf ed il 50% delle badanti.
Per ciò che concerne il dettaglio dell’ambito territoriale, ne parliamo con Gianluigi Paragone, giornalista e senatore, e prossimo candidato sindaco alle elezioni comunali della città di Milano
- Secondo i dati INPS, nella città di Milano, il numero delle badanti è in costante crescita, mentre le colf sono in graduale discesa dal 2012. Come legge questo fenomeno?
“Ci sono due chiavi di lettura unite fra loro. Da una parte l'età media della popolazione aumenta, la disgregazione sociale isola molti anziani perché non c'è nessuno che possa accudirli nella maniera adeguata. Quindi c'è bisogno di persone che se ne prendano cura, soprattutto se l'anziano è di salute cagionevole. I figli, fatti salvi i casi di incuria o di abbandono, lavorano e non riescono a farsi carico di tutto e sono costretti ad assumere una figura di badante, e non sono in grado poi di permettersi anche una colf che li aiuti con le faccende di casa. Questo avviene anche perché fino a oggi Milano, che in passato ha sempre offerto opportunità di crescita, non ha scommesso sulle nuove generazioni. E non solo: anche la classe media ha cominciato a soffrire di difficoltà sempre maggiori, tanto che una parte consistente del ceto medio milanese ha iniziato ad avere difficoltà economiche. Di conseguenza, nascono sempre meno bambini, come dimostrano dati recenti che vedono un calo del 50% delle nascite, non ci sono strumenti istituzionali incentivanti per far crescere la famiglia, e anche un mestiere nobile e importante come quello della colf (che solo in certi ambienti radical chic viene sottovalutato nella sua importanza) ha cominciato a soffrirne. Le conseguenze sono drammatiche per tutti, perché si perdono posti di lavoro, non nascono bambini e le famiglie vanno sempre più in sofferenza, mentre gli anziani restano soli. E' davvero questa la società che vogliamo? Quando spieghiamo la nostra visione di una città più unita ed equa, in cui vi sia un reale rispetto delle tradizioni, in cui si recuperino alcuni valori del passato, non lo facciamo perché siamo retrogradi. Non si capisce perché il recupero dei valori umani e di una maggiore equità sociale dovrebbero essere discorsi “antiquati”. Secondo noi, invece, sono basi indispensabili per gestire al meglio il sempre maggiore impatto di una tecnologia che, senza valori umani, rischia di inghiottire tutto in una nebbia indefinita.”
- Uno dei problemi rilevati dall’Osservatorio DOMINA è la dispersione delle risorse economiche rivolte alla non autosufficienza: tante leggi per piccoli importi. Riscontra il medesimo status anche all'interno del proprio territorio? Se sì, come si potrebbero convogliare le risorse in un unico assegno?
“Purtroppo questo problema si può riscontrare un po' ovunque, anche a Milano. Nella nostra città non esiste un piano strutturato per i non autosufficienti, non esiste progetto che li porti a essere autonomi sia nella gestione della vita quotidiana, sia nella libertà di muoversi all'interno della metropoli. Ad esempio, le strade di Milano sono disseminate di barriere architettoniche che non permettono a una persona non autosufficiente di muoversi in completa libertà. Sono state stanziate risorse, è stato fatto qualche miglioramento, ma non c'è un piano complessivo visibile che invece sarebbe assolutamente necessario, soprattutto quando si parla di allocazione delle risorse. Noi pensiamo che queste risorse dovrebbero aumentare innanzitutto abbandonando la follia economica rappresentata dal pareggio di bilancio: dove c'è pareggio di bilancio non ci sono risorse, non c'è crescita e non si può nemmeno intervenire per aiutare le persone con particolari esigenze, se non in parte e in misura insufficiente, come accade ora. Siamo anche convinti che con una maggiore coordinazione e collaborazione con gli enti che si occupano di queste problematiche, si potrebbero trovare soluzioni che siano di aiuto a molte persone e permettano un risparmio nelle singole voci di spesa di ognuno. Una città più vivibile, in questo senso, garantirebbe già una vita molto più serena e un esborso economico minore. E chi si occupa quotidianamente di queste situazioni dev'essere coinvolto in prima persona, anche nella fase progettuale e legislativa.”
- Quali strumenti intende potenziare per migliorare il welfare di Milano, in particolare quello rivolto ai cittadini non autosufficienti?
“Come spiegavo prima, chiediamo innanzitutto che venga abolito il pareggio di bilancio, in modo che nuove risorse disponibili possano essere allocate anche per le persone non autosufficienti. A chi vive situazioni di maggiore difficoltà devono essere garantiti la casa, il lavoro e la possibilità di spostarsi sul territorio in maniera autonoma. Anche utilizzando un sistema di trasporti pensato su misura, se ci riferiamo a persone con disabilità fisiche. Quando noi parliamo di una Milano dei cittadini e non delle multinazionali, qualcuno prova a fare della facile ironia. In realtà quel qualcuno non offende noi, ma tutti i cittadini che sono stati abbandonati o che vivono situazioni di difficoltà, per qualsiasi ragione. La civiltà dell'immagine, fumosa, inconsistente, elitaria conviene solo ad alcune ristrette cerchie e lascia fuori tutti gli altri, o concede solo le briciole. Per questo, il nostro progetto di finanza locale prevede di tassare in maniera adeguata le grandi multinazionali monopoliste che, da troppo tempo, sfruttano la città e sottraggono risorse al corpo sociale. Le risorse raccolte saranno utilizzate per aiutare le fasce deboli e per rilanciare le periferie.”
- Da anni Domina propone agli enti locali un progetto di Welfare misto, per l’assistenza alla non autosufficienza che vede il cofinanziamento dell’ente locale e della famiglia (sulla base del modello ISEE), al fine di poter assumere regolarmente il lavoratore, nel rispetto del CCNL e dei minimi retributivi. Il progetto ha anche l’obiettivo di non disperdere risorse pubbliche e di integrare quelle private per l’assistenza alla persona. Cosa ne pensa per il Suo territorio?
“Pensiamo che sia un progetto eccellente. Noi riteniamo che le persone non autosufficienti debbano godere di diritti adeguati alle difficoltà che devono affrontare. A iniziare da una posizione di priorità nelle scelte amministrative, questo é il presupposto di una comunità civile. Il Comune deve attuare una politica all'avanguardia per le fasce più deboli o con importanti difficoltà da gestire all'interno della famiglia. Noi vogliamo che nessuno sia più dimenticato, che non ci siano cittadini di seria A o di serie B. Tutti devono usufruire di servizi adeguati, tutti devono avere opportunità di crescita e di realizzazione personale.”
Redazione DOMINA - Marica Lamberti
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