Rilanciare il lavoro domestico

Tre proposte chiave

Gli oneri contributivi a carico delle famiglie costituiscono l’ostacolo più rilevante all’emersione del lavoro nero. Su questo punto le organizzazioni dei datori di lavoro domestico sono concordi con le valutazioni del presidente dell’Inps Pasquale Tridico.
La riduzione del peso fiscale, assieme a una maggiore deducibilità della retribuzione è una delle proposte contenute nel primo “Rapporto annuale sul lavoro domestico”, pubblicato da DOMINA, Osservatorio nazionale sul lavoro domestico.

Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale di DOMINA afferma che “il riconoscimento dei costi sostenuti dalle famiglie da parte dello Stato è troppo limitato. Per poter fare emergere questi lavoratori è necessario adottare politiche che alleggeriscano il carico fiscale delle famiglie, riducendo il divario tra il costo di un lavoratore regolare e di uno irregolare”.

Far emergere il lavoro nero significa fornire più tutele ai lavoratori e alle famiglie, ma anche vitalizzare l’economia nazionale e le casse dell’Inps. Un altro strumento per farlo è un provvedimento di sanatoria o regolarizzazione, che per ora rimane solo un’ipotesi: “Sulla regolarizzazione si sta ragionando”, ha annunciato alla Camera il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, durante il question time innescato da un’interrogazione del deputato Riccardo Magi (Radicali +Europa). Questo provvedimento genererebbe un gettito fiscale di almeno 1,4 miliardi di euro, con entrate previdenziali che raggiungerebbero i 3 miliardi.
 

Le proposte di DOMINA

Nel Rapporto annuale DOMINA sul lavoro domestico 2019 sono state articolate tre proposte per riformare il settore del lavoro domestico.

La prima proposta, riguarda nuovi incentivi fiscali per le famiglie con reddito non superiore a 40mila euro. Domina propone la deducibilità del 15% della retribuzione delle colf e il 30% di quella delle badanti. Semplici tabelle visualizzano i risparmi fiscali per otto diversi contratti di lavoro e dimostrano come questi incentivi renderebbero molto appetibili i contratti regolari.

La seconda proposta riguarda la regolarizzazione dei lavoratori non comunitari senza permesso di soggiorno o senza permesso di soggiorno per lavoro subordinato. Si ipotizza un permesso di soggiorno temporaneo per il lavoro domestico, perché il meccanismo del decreto flussi, che permette l’ingresso regolare di lavoratori migranti, non è sufficiente a coprire la domanda crescente di collaboratori familiari: quello del 2019 prevedeva ingressi solamente per 30mila persone (un decimo rispetto a 10 anni fa) di cui il 60% riservato a lavoratori stagionali.

La terza proposta punta a contrastare l’evasione fiscale: DOMINA propone di trasmettere all’Agenzia delle Entrate il dato economico retributivo del lavoratore, indicato nell’assunzione all’Inps. Questa semplice comunicazione consentirebbe un aumento del gettito fiscale e il superamento del picco anomalo di redditi dichiarati attorno agli 8mila euro (la soglia sotto la quale non si paga alcuna imposta è di 8.175 euro).

L’introduzione del salario minimo, inserita tra le ipotesi al vaglio del Ministero de Lavoro per migliorare le condizioni dei lavoratori, non è un provvedimento efficace (leggi l’articolo Salario minimo nel lavoro domestico). Le sfide sono altre — regolarizzazione dei lavoratori in nero, intensificazione dei controlli, ascolto delle esigenze delle famiglie — e si vinceranno solo con riforme mirate delle politiche fiscali e di quelle sull’immigrazione.


Redazione DOMINA
 

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