Il
contributo economico inviato dai
lavoratori domestici nei
paesi d’origine sotto forma di rimesse, è rappresentato dai flussi di denaro inviati attraverso canali bancari, postali o servizi di money transfer. Secondo la Banca Mondiale, il volume globale delle rimesse nel 2017 superava 500 miliardi di euro. Rappresentando in molti casi una delle principali voci nella bilancia commerciale dei paesi in questione.
Essendo risparmi di cittadini emigrati all’estero, le rimesse interessano soprattutto i
paesi in via di sviluppo. La
Romania ha ricevuto nel 2017 poco meno di 4 miliardi di euro in rimesse, pari al 2,2% del PIL nazionale. Le rimesse provenienti dall’Italia rappresentano quasi il 19% del totale. L’
Ucraina ha ricevuto nel 2017 poco meno di 11 miliardi di euro, pari a quasi il 12% del PIL. In questo caso, la quota proveniente dall’Italia rappresenta appena l’1,44% del totale. Le
Filippine sono tra i paesi con il volume più alto di rimesse (29,1 miliardi di euro), pari all’8,56% del PIL. Anche in questo caso la componente “italiana” rappresenta poco più dell’1% del totale. Infine, la
Moldavia, pur avendo un valore assoluto più basso (1,5 miliardi), è il paese con la più alta incidenza sul PIL: oltre un quinto (21,03%).
Come tutti i paesi di forte immigrazione, anche l’Italia vede un forte flusso di rimesse in uscita, sostenuto anche dalla forte presenza di
lavoratori domestici stranieri. I dati forniti dalla Banca d’Italia sulle rimesse inviate nel 2018 aiutano ad osservare la situazione ed i comportamenti finanziari degli stranieri in Italia. Dopo il crollo del 2013 e alcuni anni di sostanziale stabilizzazione, nell’ultimo anno il volume di rimesse ha registrato un improvviso aumento (+20,7%), raggiungendo quota 6,2 miliardi di euro. Valore senza dubbio legato alla ripresa economica e dell’occupazione, ma che va letto in modo differenziato per ciascuna comunità immigrata.
Di conseguenza, cresce anche il rapporto tra
rimesse e PIL, che dopo cinque anni torna a quota 0,35%. Ma quante di queste rimesse che lasciano l’Italia sono da considerarsi provenienti da
lavoratori domestici? Naturalmente non esiste un dato certo, visto che le rimesse sono flussi di denaro inviati da qualsiasi persona fisica in Italia, senza distinzione per professione o condizione sociale. Tuttavia, partendo dall’incidenza dei lavoratori domestici sul totale lavoratori per ciascuna nazionalità, possiamo stimare la quota di rimesse attribuibile a colf e badanti.
Quota di rimesse dei lavoratori domestici
Possiamo stimare che il volume delle rimesse inviate dai lavoratori domestici in Italia sia pari a 1,4 miliardi di euro. Circa il 23% del totale delle rimesse (6,2 miliardi). Proseguendo con questo ragionamento, possiamo affermare che i 632 mila lavoratori domestici stranieri (regolari) versano circa 2 mila euro pro-capite. Si tratta di una stima prudenziale che non tiene conto né dei canali di invio informali, molto usati soprattutto dai lavoratori provenienti da paesi europei (pensiamo ai pullman o pulmini che viaggiano ogni giorno verso Romania, Ucraina o Moldavia, attraverso i quali i lavoratori possono portare con denaro sé), né del fatto che anche i lavoratori irregolari possono inviare in patria i propri risparmi.
Approfondiamo il dettaglio per
paese di destinazione. Mediamente, ciascun immigrato in Italia ha inviato in patria poco più di 1.200 euro nel corso del 2018 (circa 100 euro al mese). Valore che sale a 223,96 euro mensili per le Filippine e scende al minimo di 50,29 euro per la Romania.
Per quanto riguarda la stima delle rimesse inviate dai
lavoratori domestici, il volume complessivamente maggiore è quello delle Filippine (255 milioni), pari al 57% di tutte le rimesse inviate verso quel paese. Stessa incidenza (57%) anche per l’Ucraina, verso cui sono partiti complessivamente 173 milioni, di cui 99 da lavoratori domestici. I lavoratori domestici rumeni hanno inviato in patria, invece, 184 milioni, pari al 26% di tutte le rimesse inviate verso quel paese. Infine, verso la Moldavia sono partiti complessivamente 109 milioni, di cui 41 da lavoratori domestici (37%).
Per osservare l’andamento nel tempo delle rimesse consigliamo la consultazione delle serie storiche contenute nel
Dossier DOMINA n.11.