Storia e normativa del lavoro domestico in Italia

di Laura Besozzi Pogliano, Nuova Collaborazione

Il 9 aprile 1969 la Corte Costituzionale tolse il divieto di contrattazione collettiva al lavoro domestico. Fu questa sentenza che diede a Niccoletta Rossi di Montelera l’idea di dare dignità a un lavoro che fino a quel momento non ne aveva. Dall’idea al sogno il passo fu breve: si poteva finalmente aspirare a stipulare un contratto collettivo nazionale!

La passione e l’entusiasmo di Niccoletta contagiarono un gruppo di amiche e conoscenti che la seguirono nell’avventura. Io tra loro ero la più giovane, e ora, raggiunta una veneranda età, ho pensato che fosse giusto lasciare alle nuove generazioni una memoria di come siamo riusciti a firmare il primo Contratto Collettivo Nazionale. Il libro “Via Pomba 1” è uscito nell’autunno 2019, proprio in tempo per festeggiare i cinquant’anni della Nuova Collaborazione.
Alla fine degli anni 60, un quarto di secolo dopo la fine di una guerra disastrosa, in Italia era in atto un grande cambiamento. Con la ricostruzione e il boom economico, il Paese si era trasformato da agricolo in industriale e le donne avevano iniziato a cercare lavoro al di fuori dell’ambito familiare. Per questa ragione diventò indispensabile per loro trovare personale domestico sostitutivo, anche nella cura dei bambini; la richiesta, però, superava di gran lunga la disponibilità. Il ruolo di “donna di servizio” non attirava per nulla, anche perché le tutele erano minime e il rapporto di lavoro era regolamentato da una legge del 1958 che lasciava insoddisfatti i datori di lavoro e i lavoratori (la maggior parte era di genere femminile).
Mentre le lavoratrici avevano un’associazione, l’ACLI COLF, che s’interessava dei loro problemi, non esisteva l’analogo per i datori di lavoro. La possibilità di accordarsi per arrivare a un contratto nazionale spinse Niccoletta Rossi a “sognare” un contratto stipulato da veri datori di lavoro domestico, insieme ai sindacati dei lavoratori. In pieno autunno caldo nacque la nuova associazione datoriale che aveva lo scopo di preparare un contratto sicuramente “non di natura paternalistica, né di natura egoistica”.
Il grande lavoro che ci aspettava non c’intimorì. Eravamo tutti volontari, e tutti molto attivi. Anche i professionisti che ci affiancarono prestarono la loro opera gratuitamente, per amicizia e perché apprezzavano la nostra iniziativa. Il nome della nostra Associazione, NUOVA COLLABORAZIONE, si propose l’impegno di rompere con un passato più di servitù che di servizio, dando giusta dignità a questo lavoro. Era un’Associazione politica, ma non partitica.

In Italia erano presenti altre associazioni di datori di lavoro domestico che fornivano consulenze e si occupavano delle vertenze, ma quando le sollecitammo a unirsi a noi, prima tergiversarono e infine rifiutarono. L’unica associazione che credette in quel “sogno” fu quella di Firenze: Maura Ciseri la chiuse, ed entrò come delegata nella Nuova Collaborazione.
Istituimmo due commissioni con l’incarico di studiare una piattaforma ciascuna. Alla conclusione del lavoro le due piattaforme si fusero in una e con quella andammo a discutere con le ACLI. Inizialmente CGIL, CISL e UIL non mostrarono interesse alla stipula di un contratto nazionale in questo settore. Altri consiglieri si dedicarono con impegno a reperire un numero di soci indispensabile per raggiungere l’ambizioso traguardo: ci volle del bello e del buono per convincere gli associati che erano a tutti gli effetti datori di lavoro, pur non essendo titolari di aziende.
La Commissione incaricata delle trattative con i sindacati dei lavoratori era formata da cinque persone: due consigliere, Nanda Parato e la sottoscritta, e tre professionisti. Quando, dopo i tantissimi incontri con le ACLI, riuscimmo a stilare un accordo scritto, risvegliammo l’interesse dei sindacati CGIL, CISL e UIL. Le rappresentanti delle ACLI che avevano lavorato con noi uscirono dalla loro associazione che non è sindacale, inabilitata quindi a stipulare un Contratto Nazionale, e fondarono la Federcolf. Gli incontri a quel punto erano tra quattro protagonisti: Nuova Collaborazione, CGIL CISL UIL e Federcolf. Su richiesta dei sindacati organizzammo gli incontri a Roma, Ministero del Lavoro, ma ci imbattemmo in una spiacevole sorpresa: i sindacati non si accontentarono del documento uscito dagli accordi raggiunti con la Federcolf, e vollero ricominciare da capo. E pensare che noi, ingenuamente, avevamo considerato quell’accordo il nostro punto di arrivo!

Gli incontri andarono avanti per più giorni, fino a notte inoltrata. Una curiosità: il funzionario del Ministero del Lavoro che ci diede assistenza durante le riunioni era il Dott. Riccardo Lattanzi, affermato arbitro di calcio di serie A.
Non fu un percorso facile: quante discussioni, quanti incontri, quanti scontri, quanto lavoro! Non ci scoraggiammo, e finalmente il 22 maggio 1974, al Ministero del lavoro nacque il primo:
CONTRATTO COLLETTIVO NAZIONALE SULLA DISCIPLINA DEL RAPPORTO DI LAVORO DOMESTICO
I firmatari furono, da parte datoriale: Nuova Collaborazione e la Faci (Federazione Nazionale del Clero Italiano), dalla parte dei lavoratori: CGIL, CISL, UIL e Federcolf.

Ce l’avevamo fatta! Il sogno si era avverato! Per dirla con Nelson Mandela: “bisogna essere capaci di sognare”.
La conferma che eravamo sulla strada giusta ci venne fornita da due associazioni che si erano schierate contro di noi quando avevamo loro proposto di unirsi al programma: la prima a capitolare fu l’associazione di Como che nel 1978 firmò con noi il primo rinnovo, accettando quanto avevamo fatto fino ad allora. La FACI invece, si ritirò per motivi economici. La seconda associazione che si unì alla Nuova Collaborazione fu quella di Milano che firmò con noi il secondo rinnovo del 1985.
Il 10 aprile 1979 dovemmo purtroppo dire addio a Niccoletta. La preoccupazione e l’angoscia per il rapimento del figlio Luigi nel novembre 1974 avevano minato il suo fisico con una lunga e sofferta malattia. Dirle addio fu per noi molto doloroso, ma la sua forza e il suo entusiasmo ci hanno spronato a proseguire.

Nel 1983, su iniziativa di Confedilizia, nacque Assindatcolf che partecipò alle trattative e alla firma del secondo rinnovo. Più avanti decidemmo di unire le nostre quattro associazioni in una Federazione, FIDALDO (Federazione Italiana Datori Lavoro Domestico) con la quale nel 1989 firmammo il terzo rinnovo.
Nel 1995, su iniziativa di Federcasalinghe, nacque DOMINA, che si unì alla Fidaldo nelle trattative per il settimo rinnovo del Contratto Collettivo siglato nel 2001.
Il libro “Via Pomba 1” è un omaggio anzitutto a Niccoletta, ma anche a tutte le persone che hanno dato gratuitamente il loro contributo alla causa, sostenendo personalmente tutte le spese dei tanti viaggi a Roma. Nessuno di loro ambiva a posti di comando… ma era veramente un altro mondo! Oggi sarebbe impensabile realizzare un progetto del genere.
L’ Associazione fondata da Niccoletta Rossi di Montelera ha fornito un servizio fondamentale alle famiglie italiane, tradizionalmente poco supportate dalle istituzioni e ha permesso il collocamento di tante donne, la maggior parte delle quali priva di preparazione professionale e alcune anche analfabeta.
La vita di Nuova Collaborazione continua a essere vivace, soprattutto dopo la nascita degli Enti Bilaterali, ma l’impegno che più mi sta a cuore è quello della gestione del contratto: l’Associazione è nata per questo!
 

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