Strumenti di prevenzione e contrasto

di Di Vincenzo Ten. Caputo, Arma dei Carabinieri

Il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro vigila sull’esecuzione di tutte le leggi in materia di livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, di tutela dei rapporti di lavoro e di legislazione sociale ovunque sia prestata attività di lavoro, a prescindere dallo schema contrattuale, di volta in volta utilizzato; vigila sulla corretta applicazione dei contratti, degli accordi collettivi di lavoro e della legislazione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

Tra gli ambiti di competenza rientrano gli illeciti sia di natura amministrativa che penale che interessano l’ambito domestico.

Le irregolarità a carattere amministrativo nel settore riguardano la corresponsione di retribuzioni non conformi ai parametri stabiliti dal CCNL e/o non commisurate alla qualità e quantità del lavoro svolto, il mancato rispetto della normativa relativa all’orario di lavoro, ai periodi di riposo, alle ferie, al riposo settimanale, il mancato versamento dei contributi, nonché l’impiego “in nero”, che rappresenta la più diffusa e rilevante criticità, caratterizzata dalla forte compressione dei diritti dei lavoratori e dalla privazione di qualsiasi forma di tutela previdenziale ed assistenziale.
Le violazioni di natura penale verificabili nelle mura domestiche afferiscono, invece, alla sottoposizione a metodi di sorveglianza, alle molestie, ad aggressività fisica o verbale, nonché alle più gravi situazioni di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, talvolta associate a violenze o minacce, che possono essere connesse anche a strutturati fenomeni di riduzione in schiavitù e tratta di esseri umani.
In un quadro così ampio ed eterogeneo di irregolarità, le azioni preventive e di contrasto assumono fondamentale importanza per la tutela dei lavoratori. Sotto il profilo della prevenzione, sono particolarmente rilevanti i progetti interistituzionali, che coinvolgono mediatori culturali ed esperti per la fornitura di supporto legale, sociosanitario, giuslavorista e amministrativo sulle modalità di emersione, sull’accesso ai servizi territoriali e sulle possibilità di inserimento dei lavoratori in altri programmi di tutela. Parimenti le campagne informative e le azioni di sensibilizzazione degli sportelli di ascolto, patronati, caf e sindacati, essenziali soprattutto nei confronti dei cittadini stranieri, che sono maggiormente esposti all’impiego “in nero” e ai fenomeni di sfruttamento a causa dello stato di bisogno in cui spesso versano, che determina una predisposizione adattiva a situazioni lavorative disagevoli.

Anche i controlli svolti dagli ispettori del lavoro, generalmente a seguito di richieste di intervento o denunce, contribuiscono alla prevenzione delle irregolarità. Attraverso gli accessi ispettivi, le verifiche e i colloqui con i lavoratori e con i datori di lavoro, si innalza il livello di consapevolezza dei rispettivi diritti e doveri e si scoraggia l’ulteriore diffusione di illegalità.
Per contrastare il variegato ventaglio di illeciti a rilevanza sia amministrativa che penale, il legislatore è intervenuto nel tempo definendo diversi strumenti.
In tema di “lavoro nero”, che si è detto essere la violazione maggiormente riscontrata nel settore domestico, la normativa nazionale all’art. 13 del D.Lgs. 124/2004 e successive modifiche prevede, oltre alle sanzioni nei confronti dei datori di lavoro, la regolarizzazione – anche mediante diffida – di ogni attività lavorativa svolta in “nero”, con effetto retroattivo ai fini legali, previdenziali e assistenziali. Per le altre violazioni legate al mancato pagamento degli straordinari e delle indennità accessorie, o alle differenze retributive, lo strumento di intervento è rappresentato da sanzioni nei confronti del datore di lavoro e dall’applicazione della diffida accertativa per crediti patrimoniali, attraverso la quale il lavoratore può pervenire alla soddisfazione dei suoi crediti e il datore di lavoro può ottenere una definizione immediata del contenzioso (articolo 12, D.Lgs. 124/2004, come modificato dall’art. 12 bis, D.L. 76/2020, convertito dalla L. 120/2020).

Per quanto concerne le violazioni penalmente rilevanti, gli strumenti di contrasto sono il risultato di una produzione normativa sempre più specifica ed attagliata all’evoluzione delle dinamiche illecite, e derivano dalla crescente centralità del diritto giuslavoristico e dal chiaro intento del legislatore di arginare i fenomeni criminali ad esso contrapposti.
Uno dei più recenti interventi legislativi nel contrasto alle forme di sfruttamento lavorativo – che sono tipiche anche del settore domestico – è la modifica dell’art. 603bis del codice penale, introdotto dalla Legge 199/2016 entrata in vigore il 4 novembre 2016 che, nel prevedere più elevate pene edittali, ha esteso le possibilità di ricerca della prova, consentendo l’utilizzo di mezzi particolarmente invasivi come le intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche. La disponibilità di strumenti di legge maggiormente incisivi ha consentito di aggredire in maniera più efficace il fenomeno dell’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e di documentarne – da un punto probatorio – la presenza anche nel lavoro domestico.

Nell’ambito dei servizi di assistenza agli anziani, in particolare, nel mese di settembre 2021 il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro e il Comando Provinciale Carabinieri di Potenza, al termine di una complessa ed articolata attività di indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza e realizzata con l’Autorità Giudiziaria e le forze di polizia moldave in forza di un accordo con le agenzie Eurojust ed Europol, hanno disarticolato un’associazione per delinquere a regia moldava che da anni gestiva nel capoluogo potentino un ingente traffico di donne dell’est Europa versanti in stato di bisogno, reclutate nel Paese di origine, private dei loro passaporti e condotte in Italia per il successivo collocamento in “nero”, in qualità badanti, presso famiglie locali, ove venivano impiegate in condizioni di grave sfruttamento. L’inchiesta ha permesso di identificare complessivamente 87 vittime e ha dimostrato come queste fossero costrette a turni di lavoro estenuanti a fronte di retribuzioni non commisurate alla qualità e quantità del lavoro prestato, private del diritto ai riposi giornalieri o settimanali e sottoposte ad una perdurante azione di assoggettamento da parte dei leader del gruppo criminale, che con violenze, minacce e una costante sorveglianza, le obbligavano a restituire mensilmente una quota della loro paga già esigua quale compenso per il procacciamento del lavoro.

Al termine della citata inchiesta, seguendo il doppio binario del percorso giudiziario e sociale, è stato attivato nei confronti delle vittime il fondamentale strumento legislativo dell’art. 18 D-Lgs. 286/1998, che consente alle vittime di grave sfruttamento lavorativo, di tratta di esseri umani e di altri reati espressamente previsti dalla legge, l’accesso ad uno speciale permesso di soggiorno che consente allo straniero di sottrarsi alla violenza e ai condizionamenti dell’organizzazione criminale e di partecipare ad un programma di assistenza ed integrazione sociale.
Traendo le conclusioni, è possibile affermare che negli ultimi anni la crescente attenzione al settore e i conseguenti interventi legislativi hanno determinato un generale incremento dell’attività di vigilanza e la definizione di strumenti di prevenzione, controllo, tutela ed indagine sempre più efficaci, che oggi consentono una più ampia visione dei fenomeni illeciti ed una maggiore possibilità di contrasto.
Malgrado sia stato più volte osservato, dagli studiosi della materia, che lo sfruttamento in ambito domestico sia un fenomeno di difficile approccio, poiché si svolge in contesti solitamente sommersi e difficilmente monitorabili, l’azione ad ampio spettro del Comando Carabinieri i Tutela del Lavoro, in sinergia con l’Arma Territoriale, ha portato alla emersione talune forme “limite” di sfruttamento, direttamente connesse con la tratta transnazionale di esseri umani, gestite da gruppi criminali, in applicazione degli articoli 416, 601 e 603bis del Codice Penale.

In presenza di tali ipotesi delittuose, che si pongono all’apice della gravità rispetto ai crimini specifici settoriali, la mercificazione della forza lavoro raggiunge un livello moralmente e fisicamente intollerabile, e tale da arrecare una grave lesione dei diritti fondamentali e della dignità delle vittime del reato.
In tale quadro, le attuali statistiche del Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro sul contrasto allo sfruttamento nei vari ambiti lavorativi, offrono uno spaccato sull’attenzione dell’Arma al fenomeno e sull’incidenza – e relativo contrasto – di questa grave forma di illecito penale nel settore domestico. Nel solo 2021, a fronte di 56 persone arrestate per grave sfruttamento di manodopera, 6 si riferiscono all’ambiente domestico.


Estratto del IV Rapporto Annuale DOMINA sul lavoro domestico

Redazione DOMINA
29/03/2023
 

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